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Tumore alla prostata: Sintomi, Diagnosi e Trattamenti - Dottor Roberto Castellucci

Che cosa è il tumore alla prostata?

La prostata è una ghiandola, delle dimensioni di una castagna, che giace al di sotto della vescica e ha la funzione di produrre e conservare il liquido spermatico, che è il maggior nutrimento degli spermatozoi. Il tumore alla Prostata è il secondo tumore più frequente nella popolazione maschile e rappresenta il 15% di tutte le neoplasie maligne diagnosticate. L’età media alla diagnosi è di circa 65 anni.

Quali sono le cause del tumore alla prostata?

Numerosi possono essere i fattori di rischio del tumore alla prostata.

Familiarità e genetica: in presenza di uno o più familiari con tumore alla prostata l’incidenza di sviluppare tale malattia può aumentare. Circa il 9% della popolazione maschile affetta da carcinoma prostatico ha una malattia ereditaria. Tuttavia le basi genetiche o le interazioni tra fattori genetici o ambientali sono ancora sconosciuti.

  • Dieta occidentale
  • Razza
  • Stile di vita: obesità e diabete, alcolici, ipovitaminosi D, fumo di sigaretta

Quali sono i sintomi del tumore alla prostata?

Questa patologia nella maggior parte dei casi è asintomatica e per questo motivo è molto importante dai 45 anni effettuare PSA ed esplorazione rettale. Il PSA (Antigene Prostatico Specifico) è un marker sierico specifico per l’organo ma non per malattia, quindi può risultare elevato anche in patologie benigne della prostata come l’iperplasia o la prostatite pertanto è utile passare a esami di secondo livello per effettuare una diagnosi differenziale. Poiché la maggior parte dei tumori della prostata è localizzata nella zona periferica può essere rilavata da una esplorazione rettale.

Come può essere individuato il tumore alla prostata? (Come viene diagnosticato)

Attualmente l’unico modo certo per fare diagnosi di neoplasia prostatica è la Biopsia Prostatica.

Biopsia prostatica

La biopsia prostatica deve esser effettuata in caso di esplorazione rettale sospetta oppure valori di PSA ( Prostate Specific Antigen) superiori alla norma, > 4ng/ml, oppure in caso di aree sospette di malattia alla Risonanza magnetica multiparametrica. Tale esame  è oggi considerato come la metodica di diagnostica migliore per l’individuazione del tumore prostatico.

Oggi la tecnica bioptica standard, che prevede l’esecuzione di biopsie prostatiche transerettali o trasperineali  random ecoguidate, è stata sostituita dalla tecnica di biopsia “fusion”, in grado di utilizzare le immagini RM per mirare i prelievi delle biopsie ecoguidate. Tale tecnica consiste nel “fondere” immagini precedentemente ottenute con la Risonanza magnetica a quelle ottenute in real life con l’ecografia trasrettale. Questa procedura risulta poco costosa e ha permesso di aumentare la percentuale di positiva’ nei pazienti con sospetto di malattia.

Prima di effettuare la biospia il pazinete dovà effettuare esami ematochimici specifici, sospendere eventuali terapie anticoagulanti o antiaggreganti se possibile iniziare una terapia antibiotica. Le probabili complicanze della biopsie possono essere febbre, infezioni delle vie urinarie, sanguinamento, blocco vescicale fino, nei casi più gravi, a sepsi urinaria.

Fusion

Negli ultimi anni si è sviluppata una nuova tecnica bioptica definita FUSION. Tale metodica prevede l’effettuazione di una risonanza magnetica multiparametrica precedente alla biopsia, sia in caso di prima diagnosi o di re-biospia. La risonanza magnetica della prostata rappresenta una particolare tipologia di esame RM (risonanza magneica), che prevede l’acquisizione di multiple immagini della prostata, ciascuna delle quali fornisce differenti informazioni anatomiche. strutturali e funzionali. Per definire meglio aree prostatiche alterate, sono state introdotte nelle linee guida internazionali dei punteggi, definiti PI-RADS, che permettono una valutazione oggettiva delle lesioni. La biopsia standard ha come limite principale la bassa accuratezza della ecografia per le lesioni maligne e quindi è caratterizzata dalla impossibilità di fare dei prelievi mirati, con il rischio di non bioptizzare aree della prostatica dove è presente il tumore. La tecnica FUSION è nata proprio con lo scopo di effettuare prelievi mirati su determinate zone sospette per malattia. Per l’esecuzione della cosiddetta “Biopsia Fusion” vengono utilizzati sistemi in grado di unire le immagini ottenute, in precedenza, dalla RM (risonanza magnetica) multiparametrica con le immagini ecografiche ottenute in tempo reale.

Entrambi i tipi di biopsia possono essere effettuati presso i nostri ambulatori. Prima della biopsia Il paziente deve effettuare un screening emocoagulativo di controllo, sospendere eventuali farmaci anticoagulanti o antiaggreganti e sostituirli con eparina a basso peso molecolare, quando richiesto, e iniziare terapia antibiotica dal giorno prima della procedura. Tale procedura viene effettuata in anestesia locale con lidocaina. Tale procedura non è esente da eventuali complicanze, le più frequenti sono: prostatite, febbre, sangue nell’urina o dal retto (raramente è necessario intervento chirurgico per far terminare il sanguinamento), epididimiti o ritenzione acuta di urina

Come può essere trattato il Tumore della prostata?

Una volta diagnosticata una neoplasia della prostata i trattamenti disponibili attualmente sono molteplici: la sorveglianza attiva, vigile attesa, la terapia focale, la chirurgia (con tecnica open, laparoscopica o robotica), la radioterapia, la chemioterapia, la criochirurgia, la terapia ormonale, o una combinazione di queste.

Sorveglianza attiva o vigile attesa

La sorveglianza attiva ha come scopo principale quello di ritardare il trattamento della neoplasia clinicamente localizzata. I pazienti restano sotto stretto follow-up e solo quando si assiste ad una progressione di malattia, ancora curabile, viene proposto il trattamento più appropriato al caso. Questo tipo di trattamento può essere proposto a pazienti a basso rischio, con una aspettativa di vita > 10 anni ed ha un intento terapeutico curativo con programma ben stabilito.

La vigile attesa, invece, è un tipo di trattamento palliativo con programmi non ben definiti e si può offrire a pazienti che presentano una aspettativa di vita < 10 anni e con maggiore probabilità di morire per altra causa. Può essere applicato a pazienti in diverse fasi di malattia e ha lo scopo di curare il sintomo derivante dalla progressione di malattia con lo scopo di mantenere una buona qualità di vita.

Chirurgia

Lo scopo del trattamento chirurgico, che può essere effettuato con tecnica open, laparoscopica o robotica è quello di asportare l’organo malato possibilmente conservando la continenza urinaria e l’erezione. Presso il nostro centro è possibile effettuare la “prostatectomia radicale” con tecnica robotica. L’approccio robotico ha mostrato, in diversi studi, tempi di ricovero più brevi ed una ridotta perdita ematica intraoperatoria anche se è non è stato osservato nessun vantaggio in termini oncologici. L’intervento chirurgico, nella maggior parte dei casi, è curativo in presenza di malattia localizzata e le sequele come l’incontinenza urinaria e la disfunzione erettile, con la tecnica robotica, sono inferiori rispetto alla tecnica open grazie anche alla tecnica nerve sparing che preserva i nervi deputati all’erezione. Associato alla prostatectomia radicale può essere utile asportare anche i linfonodi pelvici. Il rischio individuale di invasione linfonodale può essere calcolato utilizzando diversi strumenti quali il monogramma di briganti. In questo caso il paziente con il rischio di invasione linfonodale superiore al 5% deve ricevere una linfoadenectomia pelvica estesa.

Radioterapia

La Radioterapia è un tipo di trattamento che sfrutta le radiazioni ionizzanti con lo scopo di distruggere le cellule tumorali preservando i tessuti circostanti. Può essere utilizzato per:

Trattamento del tumore primitivo, trattamento di recidiva biochimica, trattamento adiuvante in pazienti con tumore localmente avanzato o palliativo in pazienti metastatici. La dose di radiazioni viene stabilita dalla radio terapista E può essere associata a terapia ormonale.

Terapia ormonale

La deprivazione androgenica (riduzione dei livelli circolanti di testosterone) può essere ottenuta sopprimendo la secrezione di androgeni testicolari o inibendo l’azione degli androgeni circolanti a livello recettoriale. Questi due metodi possono essere combinati per ottenere quello che è noto come blocco androgeno completo. La terapia ormonale ha lo scopo di ottenere una castrazione chimica e può essere effettuata con Agonisti o Antagonisti dell’ormone di rilascio delle gonodotropine. La castrazione può essere anche chirurgica con orchiectomia bilaterale ed un paziente viene definito castrato quando i livelli di testosterone sono < 20 ng/ml (1,7 nmol/L). Diversi studi di fase III hanno definitivamente dimostrato la superiorità della combinazione tra RT (radioterapia) e ADT (agonista o antagonista dell’ormone di rilascio delle gonodotropine) rispetto alla sola RT seguita da ADT in caso di recidiva biochimica di malattia. In pazienti affetti da malattia a rischio intermedio è consigliata una breve terapia ormonale della durata di circa 6 mesi mentre per i pazienti ad alto rischio è necessario un periodo di circa 3 anni.

Terapia focale

Per terapia focale si intendono terapie quali: Crioterapia, Brachiterapia, Ultrasuoni focalizzati (HIFU) e altri. Lo scopo della terapia focale è quello di trattare in modo selettivo la lesione neoplastica primario, preservando i tessuti sani, riducendo così la probabilità di avere incontinenza urinaria e deficit erettile. Tale tipo di terapia infatti rappresenta una via di mezzo tra la sorveglianza attiva ed il trattamento completo della prostata.

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